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lunedì 24 maggio 2021

{Blog Tour - Recensione} "Il vuoto di Yamauba" di Emanuela A. Imineo

Buon pomeriggio miei cari Folletti, nonostante fuori il tempo sia da lupi (una manna dal cielo per chi come me soffre di allergia ai pollini), eccomi qui a ritagliarmi uno spazio tutto per me e le mie letture. Come sapete, ho avuto modo di partecipare al blog tour dedicato a Il vuoto di Yamauba (potete leggere l’approfondimento sugli Yurei qui).. bene, sono felice di potervi dire cosa ne penso!


Titolo: Il vuoto di Yamauba
Autore: Emanuela A. Imineo
Casa editrice: Press & Archeos
Genere: mitologia asiatica, retelling
Data di pubblicazione: 10 maggio 2021
Prezzo di copertina: 14,00€ (ebook 7,99€)
Pagine: 226 pp.
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Giappone, età feudale. Yamauba è divenuta mamma di uno splendido bambino. Il marito, stanco di quella donna che ormai ha trovato nel figlio il fulcro dell’esistenza, escogita con sua madre un piano per liberarsene: spingerla al suicidio, facendole credere di aver avvelenato il piccolo con il proprio latte. Così avviene e Yamauba, additata come strega e aggredita dagli abitanti del villaggio, è costretta a rifugiarsi in una caverna sui vicini monti. Convinta di aver ucciso il figlio decide di lasciarsi morire ma, per volere degli Dei, Yamauba sopravvive scivolando nella follia. Tra foreste cupe e distese innevate, la sua unica compagnia saranno gli Yōkai: spiriti crudeli e pericolosi, votati all’inganno. Guidata da uno di essi, Yamauba cederà ai peggiori istinti, nutrendosi di carne umana e accettando di perdere l’anima.

Nato dalla prolifica penna di Emanuela A. Imineo, Il vuoto di Yamauba si presenta come il retelling di una delle leggende giapponesi più conosciute, quello che ha per protagonista la figura di Yamauba: anziana strega terrificante che divora carne umana ma anche donna che ha allevato l’eroe guerriero Kintaro. 

Cosa posso dire, innanzitutto non aspettatevi un romanzo dai tratti dolceamari, proprio no: il dolce non è che un debole ricordo sovrastato dal dolore, dal tormento e dalla pazzia in cui cade, rimanendone completamente avvinghiata, la nostra protagonista. 

Siamo nel Giappone feudale e Yamauba possiede tutto ciò che ha sempre voluto: un marito a cui essere devota e, soprattutto, un figlio a cui donare tutto l’amore di cui è capace. Tuttavia la sua felicità ha vita breve e un piano terribile, ordito ai suoi danni, la porterà ad essere odiata, ripudiata ed esiliata; complice una boccetta di “veleno” in grado di conferire una morte apparente (un po’ come quella shakespeariana che Frate Lorenzo dona a Giulietta, per capirsi), il marito fa credere alla donna di aver causato, nutrendolo col proprio latte, la morte del figlio. E’ da questo punto, praticamente dopo un paio di pagine, che inizia l’agonia della protagonista e, pian piano, la sua metamorfosi nella figura leggendaria della strega cannibale. 

Un vortice di dolore capace di avvolgere il lettore, tormentarlo man mano che la lettura prosegue e gettarlo, in compagnia di Yamauba, nel baratro della follia. Un tratto che apprezzo e amo dello stile di Emanuela è che, anche grazie al suo essere diretta – per quanto brutale, ogni sfumatura della personalità di un personaggio è approfondita ed esaltata al massimo affinché chi legge sia capace di catturarne l’essenza. Leggendo riuscivo a sentire ogni sentimento provato dalla protagonista, dalle vittime e, da esterna, una rabbia verso quel pezzo di.. ok, avete capito.. del marito. Vi giuro che sarei volentieri entrata nel romanzo per usarlo come sacco da boxe.. ma sto divagando.

Scrivere del Giappone non è semplice, complice la distanza culturale e le innumerevoli figure mitologiche e folcloristiche, ma l'autrice è riuscita a rendere - grazie ad uno studio a monte - davvero in maniera molto genuina un'epoca a dir poco affascinante. Non me la sento di scendere troppo nei particolari della storia, perché va letta e - passatemi il termine - vissuta da lettore, ma posso dirvi che non è adatta a chiunque. "Quando guardi a lungo nell'abisso, l'abisso ti guarda dentro" credo non ci sia citazione più adatta a racchiudere ciò che riesce a suscitare questo romanzo, o almeno che ha suscitato in me. Una lettura, per giungere al termine, che rifarei nonostante il dolore capace di trasmettere in più di una scena. 

mercoledì 19 maggio 2021

{BlogTour} "Il vuoto di Yamauba" di Emanuela A. Imineo - Gli Yurei

Quando Emenuela ha proposto di partecipare al #JapanProject, da appassionata della cultura nipponica (e non solo, lo sapete), non ho saputo davvero resistere. Nonostante la passione e la curiosità, è con non poco timore che mi sono gettata nella ricerca e stesura di questo articolo; timore dovuto essenzialmente al raccontarvi nel modo più esaustivo ed esatto possibile un qualcosa che, per certi versi, è distante dalla nostra tradizione. Ad ogni modo, senza perdere altro tempo, e dopo le dovute precisazioni, parliamo un po’ degli Yurei.

Il Giappone è noto per le creature che popolano storie e tradizioni, ciò anche grazie ad anime e movies (alcuni dei quali divenuti veri e propri cult), per i riti ed i templi. Dovete sapere, prima di entrare nel vivo dell’articolo, che secondo la tradizione giapponese gli esseri umani possiedono un reikon (spirito/anima) che alla morte lascia il corpo, rimanendo in attesa sino a raggiungere, una volta compiuti i riti funebri, lo Yomi (il mondo dei morti). Durante questo periodo di attesa o se lo spirito ha delle questioni in sospeso, l’anima diviene uno Yurei in grado di entrare in contatto col mondo fisico. Uno Yurei, dunque, altri non è che il fantasma di un defunto incapace di lasciare il mondo dei vivi e raggiungere l’aldilà.


Ma come sono, come si presentano questi spiriti? Bene, dovete sapere che la rappresentazione che ne abbiamo oggi è piuttosto recente, parliamo infatti del tardo XVII secolo, e vede il seguente aspetto canonico: una veste bianca che ricorda un kimono, un fazzoletto avvolto intorno alla testa che assume forma triangolare detto hitaikakushi, lunghi capelli neri, mani morte e mancanza della parte inferiore del corpo, e infine una coppia di fuochi fatui chiamati hitodama che accompagnano l’anima.

Gli Yurei si suddividono nelle seguenti tipologie:

Jibakurei: spettri, generalmente di persone morte suicide o con dei rimpianti, che infestano un luogo
Hyoirei: spettri che s’impossessano del corpo di un vivente
Onryo: spiriti vendicativi che tornano a perseguitare chi li ha maltrattati in vita
Ubume: possono essere spiriti di madri morte nel dare alla luce un figlio, o che non sanno cosa sia successo loro; sono generalmente innocui e desiderano solo incontrare i propri figli
Goryo: spiriti di aristocratici morti per intrighi di palazzo o traditi dai propri servitori, che tornano per esigere vendetta
Funayurei: spiriti di marinai morti in mare; se vengono lasciati salire su una nave la fanno affondare
Zashiki-warashi: fantasmi di bambini, generalmente dispettosi
Gaki: fantasmi di persone morte nella pratica ossessiva dei propri vizi e costretti ad una fame e sete insaziabile di particolari oggetti
Jikininki: una variante dei Gaki che però sono costretti a cibarsi di cadaveri
Ikiryo: è un fantasma particolare che si materializza quando la persona è ancora in vita
Fantasmi seduttori: spettri di uomini o donne che cercano di avere una storia d’amore con un vivente
 

Le morti violente lasciano degli strascichi nel luogo in cui avvengono, un’energia particolare e la Foresta di Aokigahara sembra esserne avvolta. Jukai, altro nome con cui è conosciuto il luogo, si trova alla base del monte Fuji, composta essenzialmente da rocce laviche, caverne di ghiaccio, fitti alberi e arbusti, è conosciuta nel mondo per esser stata teatro di numerosi suicidi. Nel XIX secolo, in periodi di siccità e carestia, i membri più anziani della famiglia venivano abbandonati nella foresta di modo che non pesassero sul bilancio famigliare. Tuttavia, leggenda vuole che gli spiriti di questi malcapitati vaghino tra gli alberi pieni di rabbia e rancore, infestando il luogo e, si dice, cercando di "confondere" coloro che l'attraversano.

La tematica della “vita” dopo la morte mi ha sempre affascinata così come il mondo degli spiriti. Credo che qualcosa ci sia, che i nostri cari possano stare al nostro fianco in qualche modo e che possano esistere anche entità negative. Esperienze particolari? Beh, un paio ce ne sono state ma, sapete com’è, arrivate a chiedervi se è stato tutto frutto della vostra immaginazione.


Siamo giunti al termine di questo piccolo intervento e spero che vi sia piaciuto e, soprattutto, vi abbia incuriosito. Ringrazio ancora Emanuela per avermi dato la possibilità di partecipare all’evento e, dandovi appuntamento alla recensione, vi invito a seguire e commentare anche le altre tappe del tour.

lunedì 10 maggio 2021

{BlogTour} "Il vuoto di Yamauba" di Emanuela A. Imineo

Buongiorno miei carissimi Folletti, sono felice di presentarvi il nuovo blogtour a cui ho deciso di partecipare. Si tratta di un nuovo romanzo di Emanuela A. Imineo, il retelling della storia di Yama-uba, uno yokai del folklore giapponese. Vediamo però, qui di seguito, i dati e la sinossi del romanzo Il vuoto di Yamauba.


Titolo: Il vuoto di Yamauba
Autore: Emanuela A. Imineo
Casa editrice: Press & Archeos
Genere: mitologia asiatica, retelling
Data di pubblicazione: 10 maggio 2021
Prezzo di copertina: 14,00€ (ebook 7,99€)
Pagine: 226 pp.
Acquistalo su Amazon
Giappone, età feudale. Yamauba è divenuta mamma di uno splendido bambino. Il marito, stanco di quella donna che ormai ha trovato nel figlio il fulcro dell’esistenza, escogita con sua madre un piano per liberarsene: spingerla al suicidio, facendole credere di aver avvelenato il piccolo con il proprio latte. Così avviene e Yamauba, additata come strega e aggredita dagli abitanti del villaggio, è costretta a rifugiarsi in una caverna sui vicini monti. Convinta di aver ucciso il figlio decide di lasciarsi morire ma, per volere degli Dei, Yamauba sopravvive scivolando nella follia. Tra foreste cupe e distese innevate, la sua unica compagnia saranno gli Yōkai: spiriti crudeli e pericolosi, votati all’inganno. Guidata da uno di essi, Yamauba cederà ai peggiori istinti, nutrendosi di carne umana e accettando di perdere l’anima.

Se anche voi siete appassionati o incuriositi dalla mitologia e dal folklore nipponico, non vi resta che seguire le tappe del blog tour in cui si parlerà delle credenze, le usanze e le figure del Giappone. Vi lascio qui di seguito le date e vi do appuntamento al prossimo post!

mercoledì 5 maggio 2021

My Book Boyfriend #25 - The Darkling, Generale Kirigan

Rubrica ideata da Missie di "The Unread Reader"

La rubrica, creata dal The Unread Reader, si chiama My Book Boyfriend. In cosa consiste? E' presto detto! Quante di noi, leggendo un romanzo, hanno fantasticato su uno o più personaggi maschili? Tutte!! Grazie a questa simpatica rubrica, verrà presentato (più o meno a cadenza settimanale) un personaggio fittizio che c'ha colpito con tanto di prestavolto, caratteristiche e citazioni con riferimenti ai libri.

Reduce dalla lettura dei primi due capitoli della Grisha Trilogy di Leigh Bardugo e, com'era da aspettarsi, dalla visione non-stop della prima stagione della serie Netflix Shadow and Bone, eccomi a parlarvi del personaggio che più ho amato in assoluto: The Darkling. Devo ammettere che mi ha smosso parecchio l'ormone sia per quanto riguarda la presenza fisica che per la complessità del suo carattere. Sullo schermo è interpretato da Ben Barnes che, lo ammetto, ho trovato a dir poco spettacolare ma, ora mi do una calmata, andiamo con ordine!


● Aleksander, Generale Kirigan, The Darkling
● è un Grisha, Evocatore di Ombre
● comanda il Secondo Esercito
● età non precisata, antico
● vive a Piccolo Palazzo
● unico ad indossare una kefta nera
Rimasi a guardare, divisa tra paura e fascinazione. “È troppo giovane” pensai. L’Oscuro comandava i Grisha da prima che io nascessi, mentre l’uomo seduto sulla pedana non sembrava molto più anziano di me. Aveva un viso affilato e bello, con una massa di folti capelli neri e chiari occhi grigi che scintillavano come quarzo. Io sapevo che i Grisha più potenti vivevano a lungo, e che gli Oscuri erano i Grisha più potenti di tutti, ma lo trovavo ingiusto e ripensai alle parole di Eva: “Non è un essere naturale. Nessuno di loro lo è”.

L’Oscuro scivolò giù dalla sua cavalcatura e aprì i palmi, poi li unì con un botto fragoroso. Matasse di oscurità partirono dalle sue mani giunte, serpeggiando per la valle, cercando gli assassini Fjerdiani, strisciando lungo i loro corpi e avvolgendone i volti in ombre turbinose. Loro gridavano. Alcuni lasciarono cadere la spada, altri presero ad agitarla alla cieca.

Diciamocelo ragazze, più un personaggio è complicato e più ci piace (fatta eccezione per quelli alla Christian Grey e Hardin Scott, almeno per quanto mi riguarda, non li reggo proprio) nonostante non sia esattamente un santo. The Darkling infatti non lo è. La brama di potere si fa via, via, più visibile all'occhio del lettore (e della stessa Alina), la maschera viene calata e, nonostante la sua indole e la sua condotta, la Bardugo decide di farci intravedere anche quella che sembra essere una speranza - seppur piccola - di redenzione per questo personaggio. Un po' come in X-Files ve lo dico chiaro e limpido, "voglio crederci": voglio credere che Aleksander possa, in qualche modo, ritrovare la sua umanità grazie ad Alina, voglio sperare che ci sia speranza per i darklina .. poi lo so, quello che spero io non è quasi mai in linea con ciò che poi accade. Lasciatemi sperare raga!


Vi ho accennato, ad inizio post, dell'interprete nella serie Netflix. Ben Barnes è perfetto per il ruolo di The Darkling. Tralasciando il fatto che sia un bell'uomo e che la sua fisicità calza a pennello con quella della controparte letteraria, ho trovato la sua recitazione davvero sublime: l'intonazione della voce, lo sguardo, la postura e la gestualità.. non lo so, credo che il personaggio sia stato quasi creato per lui

Sono giunta al termine del post, non posso andare molto più avanti senza spoilerare la serie libresca quindi, vi do appuntamento al prossimo My Book Boyfriend e alla recensione dei primi due capitoli della Grisha Trilogy! Fatemi sapere cosa ne pensate!